Le Origini del Canto degli Arditi della Grande Guerra
La canzone “Giovinezza” nasce nel 1909 a Torino come canto goliardico di addio agli studi universitari con il titolo di “Il Commiato”. La musica è di Giuseppe Blanc e il testo di Nino Oxilia (in seguito deceduto sul monte Tomba durante la Grande Guerra).
Nel 1910 Giuseppe Blanc – all’epoca sottotenente di complemento del Genio – suona la canzone davanti ad una platea di ufficiali ed alpini al termine di un corso di sci. Da quel momento viene eletta come Inno degli Sciatori e l’anno successivo come inno degli alpini.
A seguito del suo ingresso nel mondo militare, il testo della canzone viene più volte modificato fino a raggiungere le orecchie degli Arditi dei Reparti d’Assalto. Il capitano delle Fiamme Nere Paolo Giudici così scrive:
“Delle opere che hanno avuto la ventura di diventar celebri è molto facile trovare chi, prima o poi, assuma la paternità. Ciò si è verificato per Giovinezza, il famoso inno degli Arditi, che nelle tregue non oziose e negli assalti travolgenti fu cantato dalle Fiamme Nere sulle fronti dell’Isonzo, del Piave e delle Alpi e, finita la guerra ed iniziata la riscossa antibolscevica, fu fatto risonare dai reduci assaltatori e dai fascisti nelle piazze d’Italia insanguinate dalla rivoluzione.
Quando si volle trovare l’autore del canto non ci fu difficoltà di ricerca, ma imbarazzo di scelta, ché molti furono coloro i quali con sollecitudine si presentarono e nell’inno anonimo riconobbero la loro legittima creatura e non mancarono testimoni e patrocinatori, oneste ricerche di studiosi, polemiche su giornali e perfino un processo”.
Il processo a cui si riferisce il Giudici è quello del 1922 fra Marcello Manni – Ardito nonché medaglia di bronzo al valor militare – e Giuseppe Blanc.
Nel libro “Reparti d’Assalto” il Giudici scrive che durante gli anni della polemica circola una stampa intitolata “Il Canto degli Arditi – Giovinezza Giovinezza Primavera di Bellezza – di G.Castaldo. Strofe di guerra raccolte e ridotte da Marcello Manni”. Marcello Manni afferma quindi di aver adattato appositamente per gli Arditi le parole di un’operetta dal titolo “Festa di fiori” composta da Blanc e Nino Oxilia.
In realtà la paternità dell’opera citata dal Manni è di C.Carelli e J.Weis, andata in scena al teatro Alfieri di Torino nel novembre 1913 ed eseguita dalla compagnia Vannutelli. Nel primo atto viene cantata la seguente strofa che ricorda parzialmente – anche nella musica – la canzone di Giuseppe Blanc:
“O felice giovinezza
Che sarai triste domani,
Oggi godi la bellezza
De’ tuoi rossi tulipani”.
A prendere le difese del Blanc ci pensa l’Associazione Nazionale Alpini che, nell’Alpino del 5 Aprile 1921, pubblica la seguente dichiarazione ufficiale:
“La canzone, opera di un laureando dell’Ateneo Torinese, il signor Blanc di Torino, venne da lui cantata per la prima volta nel 1910 a Bardonecchia, dove si svolgeva un Corso Skiatori al quale partecipava un ufficiale per ognuno dei reggimenti alpini, fra cui i viventi (allora sottotenenti, ora ufficiali superiori) Zamboni, Tessitore, Stampa, Carini, Bollea, ecc., che ne possono fare testimonianza. La canzone dello studente torinese piacque ai giovani ufficiali alpini, che, sciolto il Corso, la portarono e la popolarizzarono presso i rispettivi reggimenti. Notoriamente il Comandante del Corso, l’allora tenente Mantino, la portò al 5° Reggimento Alpini, ove le fanfare del Morbegno e del Vestone la posero subito in repertorio. Nelle gare internazionali militari di ski in Francia, a Canterets e a Lioran, i nostri alpini l’adottarono subito in forma quasi ufficiale”.
Sempre il Giudici afferma che il merito di aver introdotto la canzone fra le fila degli Arditi è in realtà del sottotenente Alceo Ercolani di Bomarzo appartenente al IV° Reparto d’Assalto. Nel settembre 1917 tale Ardito è solito cantare ossessivamente la canzone del Blanc che a poco a poco si diffonde fra gli ufficiali e la truppa di Sdricca di Manzano. Tramite una specie di spontaneo lavoro di squadra, gli Arditi contribuiscono all’adattamento del testo a cui partecipa il Giudici stesso suggerendo alcune idee prese da un inno del Risorgimento italiano:
“Delle spade il fiero lampo
troni e popoli svegliò
Italiani, al campo al campo (…)”
Il Canto degli Arditi si diffonde alla velocità della luce a causa dell’elevato afflusso di soldati al campo di Sdricca (Manzano è ai tempi un’importante arteria stradale). Inoltre molti soldati che vengono scartati dagli Arditi perché non idonei tornano al loro reggimento di origine portando con se l’orecchiabile inno e contribuendo ulteriormente alla sua capillare diffusione.
Il Giudici ancora una volta ci dà ulteriori dettagli affermando che il II° Reparto d’Assalto è il primo a cantare in faccia al nemico “Giovinezza” durante un’azione presso quota 800 dell’Altipiano della Bainsizza – tra Podlaka e Madani – il 29 settembre 1917.
A rendere l’origine del Canto degli Arditi ancora più fumosa ed incerta ci pensa l’Ardito Bellucci che – attraverso le pagine dell’Ardito d’Italia – così scrive nel dicembre del 1933:
“Una sera, insieme al mio amico Massi Romolo di Roma, col quale formavo coppia, mi allontanai senza permesso dall’accampamento per recarmi a Vicenza. L’assenza fu notata dai superiori i quali ci punirono con cinque giorni di rigore. Rinchiusi in una cameretta quasi buia, sdraiati su poca paglia, rannicchiati nelle nostre coperte che mal ci difendevano dal freddo intenso, passammo mestamente la prima giornata (…) Udimmo da lontano il Reparto inquadrarsi per la consueta istruzione e partire cantando. Cantammo anche noi, forse per partecipare anche noi alla gioia dei compagni (…) Rimasi per qualche istante ad ascoltare. Poi ad un tratto chiesi a Massi la matita.
Che cosa vuoi scrivere? – mi chiese.
L’inno agli Arditi – risposi.
(…) Trovai qualche cartolina in franchigia in parte già servite. Suglia angoli, disteso sulla poca paglia vergai: Del pugnale il fiero lampo. Della bomba il gran fragore.
E così una parola io, una Massi, un verso io ed uno Massi componemmo l’inno (…) Scontata la punizione, ricopiammo l’inno e durante un’istruzione io lo consegnai al compianto Ten. Bonanni, mio comandante di plotone. Piacque, piacque molto; tanto che durante la mensa il Ten. Bonanni lo consegnò al Comandante del Reparto, l’indimenticabile Cap. Ugo Abbondanza. Questi chiamò me e Massi ed ebbe per entrambi parole di lode. Mancava però la musica. Provammo tutti i ritornelli delle canzoni più conosciute. Ma non ne trovammo uno adatto. Fu il Ten. Kunstermann che a San Giacomo in Lusiana, in attesa della brillante azione di Monte Val Bella, adattò le parole dell’inno ad una nostalgica canzone a noi poco nota: Giovinezza.
Il mistero su chi realmente abbia introdotto e riadattato “Giovinezza” di Blanc e Oxilia fra gli Arditi dei Reparti d’Assalto rimane. Senza fare torto alcuno si può citare Roberto Roseano che nel suo “L’Ardito. Romanzo storico” dice:
“L’inno degli Arditi nacque così, dal basso tra le tende dei soldati”.
Dopo la polemica ed il processo del 1922 fra Manni e Blanc, nel 1925 viene composta la versione definitiva della canzone che diventa “Inno Trionfale del Partito Nazionale Fascista” con testo di Salvatore Gotta.
Qui di seguito si riporta il testo che il tenente colonnello Giuseppe Bassi afferma essere la prima versione riadattata dagli Arditi della scuola di Sdricca di Manzano nel settembre 1917.
Testo della Canzone Giovinezza
“Del pugnale al fiero lampo
della bomba al gran fragore
su compagni, tutti al campo
là si vince oppur si muore,
sono giovane e son forte
non mi trema in petto il core
sorridendo vo’ alla morte
pria d’andare al disonor!
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza
della vita nell’ebrezza
il tuo canto squillerà
Allorché dalla trincera
suona l’ora di battaglia
sarà pria la Fiamma Nera
che terribile si scaglia
col pugnale nella mano
con la fede dentro il core
ei s’avanza e va lontano
pien di gloria e di valor!
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza
della vita nell’ebrezza
il tuo canto squillerà
Di Pontida il giuramento
feci un dì per la mia terra
esclamando: guerra, guerra
all’austriaco invasore
sono Ardito, Ardito e fiero
con la bomba e col pugnale
guai per l’orrido straniero
che mi attende e che mi assal!
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza
della vita nell’ebrezza
il tuo canto squillerà
Dell’Orsini ho qui la bomba
ho il pugnale del terrore
pur se l’obice rimbomba
non mi trema in petto il core
la mia spendida bandiera
è di un unico colore
è una fiamma tutta nera
che divampa in ogni cor!
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza
della vita nell’ebrezza
il tuo canto squillerà
Fonti Bibliografiche
- Farina Salvatore: Le truppe d’assalto italiane | Tipografia Lavoro fascista, Roma,1938. Ristampa Libreria Militare, Milano, 2005
- Roseano Roberto: L’Ardito. Romanzo storico | Autoprodotto (Amazon), Marzo 2015. Dal 2017 Itinera Progetti
- Giudici Paolo: Reparti d’assalto | Alpes, Milano, 1928. Seconda edizione 1938