Il II° Reparto d’Assalto nasce ufficialmente il 20 maggio del 1918 a seguito delle disposizioni del Comando Supremo che allinea il numerale dei reparti d’assalto a quello dei corpi d’armata di appartenenza. Tuttavia il reparto viene costituito già a partire dal gennaio 1918 con il numerale di XIII° Reparto d’Assalto.
Qui di seguito viene riportata una sintesi dei principali avvenimenti che lo hanno visto protagonista durante la Grande Guerra.
Eventi del 1918
Nei primi giorni del 1918 il II° Corpo d’Armata – agli ordini del tenente generale Alberico Albricci – riceve l’ordine di costituire un reparto d’assalto – il XIII° – suddiviso in tre compagnie e una sezione lanciatorpedini Bettica. Ogni compagnia a sua volta è composta da quattro plotoni, due sezioni pistole-mitragliatrici, una sezione mitragliatrici modello 1907F e una sezione lanciafiamme.
Il 10 gennaio il reparto viene raccolto a Medesano passando alle dipendenze del deposito del 36° Reggimento Fanteria. Al maggiore Ettore Guasco viene affidato l’incarico di curare la preparazione di base del reparto di Arditi.
Tra il 1 ed il 12 febbraio la 5^ Armata viene trasferita dall’Emilia alla zona occidentale del lago di Garda in pieno assetto di guerra. Il XIII° Reparto d’Assalto viene accantonato nei pressi di Palazzolo fino al 16 marzo per poi essere smistato nelle località di Sedena, Carzago e Drugolo. Continuano qui le fasi di addestramento unite ad un’attenta opera di sorveglianza volta a limitare la naturale vivacità delle truppe d’assalto. In questi giorni è infatti in corso un’inchiesta per atti di indisciplina che rendono necessario l’allontanamento di un certo numero di uomini privi dei requisiti morali fondamentali per militare fra gli Arditi. Il comandante del II° Corpo d’Armata si vede inoltre costretto a minacciare la sostituzione di tutto il personale.
“Inoltre ho partecipato a tutti, ufficiali e truppa, la mia decisione di provocare il rinnovamento totale del personale se esso non si porrà decisamente sulla via del dovere non solo al fuoco, ma anche nel rispettare la disciplina, base del vero valore”.
Il 12 aprile viene confermato lo spostamento in Francia. Il 27 dello stesso mese l’intero II° Corpo d’Armata si trova nei campi d’istruzione della zona di Mailly-le-Camp, nei pressi di Arcy sur Arube. Il XIII° Reparto d’Assalto viene dislocato a Viapres-le Petit.
Nelle prime settimane di permanenza in terra francese le truppe vengono addestrate all’uso delle armi in dotazione agli alleati e al coordinamento con le artiglierie. Segue poi un periodo di turni in trincea durante il quale non avvengono eventi di particolare rilievo.
Il 20 maggio il XIII° Reparto d’Assalto viene rinumerato come II° Reparto d’Assalto rimanendo nelle Argonne fino alla metà di giugno, periodo durante il quale viene trasferito con il Corpo d’Armata nel ben più pericoloso settore del fiume Ardre, ad occidente di Reims.
L’obiettivo del corpo d’armata italiano è quello di impedire al nemico di superare la montagna di Reims, coprendo ad occidente la città stessa e proteggendo i passaggi sulla Marna nella zona di Epernay. Il II° Reparto d’Assalto è accantonato a Champillon come parte della riserva di corpo d’armata, per poi venire avvicinato alla linea del fronte durante gli attacchi della 123^ Divisione sassone contro la posizioni della Montagna di Bligny nelle notti sul 23 e 24 giugno.
A seguito di questi attacchi la linea italo-francese subisce una leggera flessione. Il compito di ripristinarla viene affidato alla Brigata Alpi guidata dal colonnello brigadiere Peppino Garibaldi che decide di impostare l’azione offensiva sulla sorpresa. La prima ondata viene suddivisa in sette colonne d’attacco formate dagli Arditi Reggimentali, dalle sezioni lanciafiamme della brigata e dalla 2^ Compagnia del II° Reparto d’Assalto guidata dal capitano Scognamiglio.
Il colpo di mano ha luogo la notte sul 3 luglio. L’azione del II° Reparto d’Assalto deve coordinarsi con quella degli Arditi Reggimentali che tuttavia rimangono agli ordini dei rispettivi comandanti di plotone. Il risultato sono sette colonne d’attacco comandate da quattro differenti comandanti. Oltre a questo innato punto debole, le cose si complicano fin dalle primissime fasi dell’attacco, quando il nemico – insospettito dai rumori percepiti nella terra di nessuno – lancia una serie di razzi illuminanti. Nonostante il fallimento della sorpresa e l’inizio del tiro di sbarramento, la 2^ Compagnia del II° Reparto d’Assalto continua nella sua azione riducendo al silenzio una serie di mitragliatrici nemiche. Alla sua sinistra gli Arditi Reggimentali vengono invece bloccati dal fuoco di sbarramento subendo gravi perdite.
Poco prima delle 3 viene lanciato un contrattacco nemico fronteggiato e bloccato prontamente della compagnia di Scognamiglio. Verso le 3,15 questa viene rilevata dai reparti del II/52° lasciando la linea di combattimento. Poco dopo i tedeschi contrattaccano altre due volte riuscendo a riconquistare le posizioni appena perdute.
Il bilancio per la Brigata Alpi è particolarmente pesante: 10 ufficiali e 131 uomini di truppa fuori combattimento. Più contenuto quello della 2^ Compagnia del II° Reparto d’Assalto: 1 ufficiale ferito, 2 morti e 24 feriti fra la truppa. Il bottino della compagnia del capitano Scognamiglio è invece modesto: 9 prigionieri, 3 mitragliatrici, e una decina di fucili. Questo a causa della natura stessa del colpo di mano, basato sulla sorpresa e sul rapido superamento di ogni ostacolo. Lo stesso capitano, nel rapporto inoltrato al comando del II° Corpo d’Armata, evidenzia le motivazioni alla base del risultato:
“L’esiguo numero di prigionieri fatto è stato una conseguenza del procedimento tattico seguito dalla compagnia. La sorpresa da operare imponeva la grande rapidità dello spostamento in avanti e quindi l’annientamento celere ed immediato di tutto ciò che costituiva ostacolo all’avanzata. Al nemico sono state inflitte perdite sensibili in morti e feriti. Specialmente i tedeschi rimasti nelle buche per non aver fatto in tempo a fuggire o per aver voluto fare della resistenza sono caduti tutti sotto i colpi di petardo o di pugnale. Quasi tutti gli arditi sono rientrati con il pugnale intriso di sangue”.
Alle 23,30 del 14 luglio i tedeschi sferrano una nuova offensiva nella regione della Marna, tra Chateau-Thierry e Dormans. Al violentissimo bombardamento di preparazione segue l’attacco portato avanti con l’ormai nota tattica dell’infiltrazione. Entro le 6 della mattina i tedeschi superano la linea di resistenza arrivando fino alla postazione dell’artiglieria da campagna che si vede costretta a far saltare gli otturatori dei propri cannoni. Lo sfondamento viene in parte arginato dalla presenza in seconda linea della 120^ Divisione francese che assorbe l’urto delle fanterie nemiche. Nel pomeriggio il nemico attacca nuovamente, ma viene bloccato sempre dalla 120^ Divisione francese e questa volta anche dall’intervento del II° Reparto d’Assalto che viene lanciato al contrattacco in direzione di Neuville aus Larris. A sera la battaglia si spegne definitivamente.
La mattina del 16 luglio l’avversario prova nuovamente a sfondare la seconda linea, ma la brecce aperte nello schieramento della 120^ Divisione francese vengono prontamente chiuse dagli Arditi del maggiore Guasco. Nel pomeriggio i tedeschi riescono a sfondare in più punti la seconda linea di difesa giungendo in prossimità dei posti di comando della 3^ e 120^ Divisione. L’artiglieria – chiamata prontamente a sostegno da Albricci – unita all’intervento della 14^ Divisione francese impediscono al nemico di penetrare ulteriormente. In queste fasi il II° Reparto d’Assalto continua coraggiosamente a contrattaccare mantenendo stabilmente il contatto con il V° Corpo d’Armata.
Per tutta la giornata del 17 luglio si susseguono sia attacchi nemici, sia tentativi alleati di riguadagnare le posizioni iniziali. Nella notte sul 18 luglio il II° Reparto d’Assalto viene messo a disposizione della 3^ Divisione portandosi quindi nei pressi di Fermè d’Heurtebise per sostenere il 75° Reggimento Fanteria che si trova sotto ad un poderoso attacco tedesco. Nonostante il combattimento si svolga in pieno campo aperto, gli Arditi di Guasco riescono mirabilmente a tenere testa alle truppe d’assalto tedesche.
Nella notte fra il 19 e il 20 luglio il II° Corpo d’Armata italiano – sostituito in linea dal XXII° Corpo d’Armata britannico – viene portato nella zona di Arcis-sur-Aube per essere riordinato. Rimangono tuttavia in linea le artiglierie e un gruppo di manovra formato dal II° Reparto d’Assalto, dai battaglioni di fanteria I/76° e I/89° e dalle compagnie mitragliatrici. Questo reggimento di formazione è agli ordini del comandante del 76° Reggimento Fanteria, tenente colonnello Giuseppe Bassi, già comandante del I° Reparto d’Assalto della 2^ Armata e responsabile della scuola di Sdricca di Manzano nell’estate del 1917.
Alle ore 23 del 22 luglio al Reggimento del tenente colonnello Bassi viene assegnato come obiettivo il costone che tra il bosco di Naveau ad est ed il bosco di S.te Euphraise ad ovest scende a Mery-Prémecy, ad occidente di Vrigny. Alla sua sinistra viene schierato il 159° Reggimento francese, mentre alla destra il 23° Reggimento Coloniale.
Il piano d’attacco del Bassi vede il reparto d’assalto in formazione diradata in prima schiera con compiti di rottura, mentre – leggermente più arretrati – il I/76° sulla destra e il I/89° sulla sinistra. Al fine di rendere massima la sorpresa, la 2^ Divisione Coloniale esclude il tiro di preparazione dell’artiglieria, privilegiando uno sbarramento mobile di fuoco (barrage roulant) spostato in avanti di 100 metri ogni quattro minuti.
Il compito affidato agli italiani risulta particolarmente ostico in quanto il poco preavviso non permette di individuare con precisione l’andamento della linea nemica e la consistenza delle sue difese. L’ordine di attacco viene dato alle ore 11 del 23 luglio e lo slancio degli Arditi del Bassi è tale da portarli a precedere lo stesso sbarramento di fuoco mobile. Uccisi i difensori della prima linea, i battaglioni di Arditi vengono lanciati alla conquista di quella retrostante protetta però da reticolati in gran parte ancora intatti. Su queste posizioni la lotta si fa particolarmente accanita, ma nonostante le disperate difese nemiche gli Arditi del Bassi riescono a superare ogni ostacolo. In una serie di rapidi e rabbiosi combattimenti all’arma bianca gli attaccanti fanno 102 prigionieri e si impadroniscono di 10 mitragliatrici, 3 cannoni da 77 mm, 1 cannone francese di medio calibro, carte geografiche e piccioni viaggiatori.
Intorno alla mezzanotte il II° Reparto d’Assalto viene ritirato dalla prima linea e inviato a riposo a Champillon. Di lì a poco l’intero reggimento di manovra del tenente colonnello Bassi viene sciolto. Tra il 20 e il 24 luglio – su un totale di 1.354 uomini – registra 6 morti, 25 feriti tra gli ufficiali e 45 morti, 363 feriti e 85 dispersi tra la truppa. Fra questi il II° Reparto d’Assalto contribuisce con 1 morto e 8 feriti tra gli ufficiali e 10 morti, 113 feriti e 33 dispersi tra la truppa.
Il II° Corpo d’Armata lascia così la zona dell’Ardre andando a riordinarsi nella regione di Arcis-sur-Aube, mentre il reparto di Arditi del maggiore Guasco viene accantonato a Prémierfait.
Il 26 agosto a Futeau il presidente francese Poincaré decora il gagliardetto del II° Reparto d’Assalto di Croce di Guerra con la palma a riconoscimento del valore dimostrato nei combattimenti di metà luglio. Oltre a questa decorazione il reparto aggiunge in seguito una medaglia d’argento al valor militare concessa sempre per gli stessi fatti d’arme:
“Durante la grande offensiva tedesca del luglio 1918, combattendo con magnifico slancio, portò mirabile concorso nel rendere incrollabile la difesa delle posizioni affidate alle truppe italiane, ristabilendo, coi suoi vigorosi ed instancabili contrattacchi, la situazione tre volte compromessa. Nel periodo della controffensiva, con impeto travolgente, penetrava nelle linee nemiche conquistando da solo una munitissima posizione e catturando numerosi prigionieri, mitragliatrici, cannoni. Reims, Francia, 15-25 luglio 1918”.
Nei primi giorni di settembre il corpo d’armata viene trasferito nella regione di Chateau-Thierry. Durante questo periodo vengono eseguite una serie di piccole operazioni finalizzate alla cattura di prigionieri. In una di queste (notte sul 24 settembre) un plotone del II° Reparto d’Assalto e uno del 52° Reggimento Fanteria effettuano un colpo di mano contro il castello di Mantenon trovandolo completamente deserto.
Il 28 settembre inizia il ripiegamento delle truppe tedesche davanti alla 10^ Armata. Albricci chiede al comando della 5^ Armata di poter partecipare all’avanzata assecondando il movimento della 10^ sulla sinistra. La richiesta viene approvata iniziando ufficialmente all’alba del 29. Durante queste fasi – il 2 ottobre – gli Arditi del II° Reparto d’Assalto espugnano assieme ai fanti del 90° Reggimento Fanteria l’importante posizione della Croix sans Tète catturandovi diversi prigionieri e 5 mitragliatrici.
L’avanzata si arresta fra il 13 e il 14 ottobre nei pressi della linea difensiva Hunding Stellung allestita fin dal 1914. Qui il nemico si dimostra deciso a non cedere più alcun centimetro di terreno.
Al fine di sbloccare la situazione, si decide di dotare ciascuna divisione di un reparto d’assalto. Il 15 ottobre viene messo a disposizione della 3^ Divisone il recentissimo XXXII° Reparto d’Assalto, mentre il II° Reparto d’Assalto viene aggregato all’8^ Divisione e dislocato a Montaigu.
All’alba del 21 ottobre vengono messe in atto una serie di operazioni volte a saggiare la consistenza delle difese avversarie e catturare prigionieri. Un nucleo di Arditi del II° prende parte ad un colpo di mano diretto contro il caseggiato di Chauffour eliminando un pericolosissimo nido di mitragliatrici.
Il fronte occidentale rimane fermo fino al 31 ottobre, quando le forze dell’Intesa riprendono l’iniziativa nel settore delle Fiandre. Si muovono quindi le armate britanniche, le due armate americane e – a partire dal 5 novembre – entrano in gioco anche le armate francesi assieme al II° Corpo d’Armata italiano.
L’avanzata dell’8^ Divisione non incontra ostacoli e in serata le sue avanguardie raggiungono Dizy-le-Gros. Al contrario la 3^ Divisione deve superare una forte resistenza nei pressi di Chivres che viene tuttavia domata nel primo pomeriggio. A fine giornata le truppe italiane sono attestate su una linea ad oltre dodici chilometri dalle loro posizioni di partenza.
Il 6 novembre viene superato l’Hurtaut grazie all’impiego di nuclei di Arditi che costituiscono delle piccole teste di ponte facilitando la costruzione delle prime passerelle. Al calare della sera il corpo d’armata si trova schierato lungo la riva meridionale del fiume Serre la cui linea difensiva viene forzata – sotto una pioggia insistente – nel corso della notte. Vinte le ultime resistenze delle retroguardie l’inseguimento non conosce più pause. Il mattino dell’11 novembre una pattuglia del 19° Reggimento Fanteria, Brigata Brescia, entra nell’antica città di Rocroi e poco prima delle 11 arriva sulla sponda sinistra della Mosa. Con questo atto dal profondo significato simbolico il II° Corpo d’Armata conclude la sua vicenda di guerra in terra di Francia.
Il reparto d’assalto del maggiore Guasco, che nell’ultimo mese non ha avuto particolare modo di distinguersi, rimane con l’8^ Divisione anche durante il successivo periodo di guarnigione in Belgio, accantonato prima a Chilly e poi a Flamiage (primi giorni del 1919).
Eventi del 1919
Il rimpatrio del II° Corpo d’Armata avviene tra il 18 febbraio e l’8 marzo 1919. Questo viene dislocato nei pressi di Modena con una consistenza numerica sempre più ridotta rimanendovi fino a dicembre. In data 17 febbraio – prima del rimpatrio dalla Francia – il Comando Supremo richiede lo scioglimento del II° Reparto d’Assalto onde evitare possibili problemi di natura disciplinare al suo ritorno in Italia. Tuttavia il suggerimento non viene accolto ed anche gli Arditi del maggiore Guasco vengono rimpatriati a Modena dove – in data 5 maggio – contano fra le loro fila 18 ufficiali e 310 uomini di truppa.
Gli Arditi di tale reparto sono stati decorati con 39 medaglie d’argento al valor militare, 43 medaglie di bronzo al valor militare e 7 croci di guerra al valor militare. Il suo tributo di sangue è di 66 morti e 17 dispersi.
Fonti Bibliografiche
- Di Martino Basilio e Cappellano Filippo: I reparti d’assalto italiani nella grande guerra (1915-1918) | Roma, Ufficio storico dell’esercito, 2007 (doppio volume)
- Roseano Roberto, Stacconeddu Giampaolo: Arditi Decorati e Caduti – Reparti d’Assalto, 1917-1920 | Autoprodotto (Amazon), 2016